Quando si parla di Bartolo Mascarello, si parla di uno dei miti delle Langhe piemontesi. La storia della cantina ha inizio nel 1918 con Giulio, che, reduce dalla prima guerra mondiale, torna a Barolo deciso a iniziare un percorso produttivo separato dalla cantina sociale del comune. Giulio studia il territorio, acquistando piccoli lotti a Cannubi, Ruè e San Lorenzo, nomi che, significano molto ancora oggi. Negli anni 60’ in cantina entra Bartolo Mascarello, giovane dalla personalità decisa che imprime una svolta alla produzione del padre. Uno stile produttivo che, ancora oggi, è il marchio di fabbrica dell’azienda.

La cantina mantiene ancora oggi una dimensione piccola, con soli cinque ettari vitati dove è il nebbiolo a essere protagonista. La tradizione non vuole vinificazioni separate per creare Baroli di diversi livelli. Oggi la Bartolo Mascarello produce fra le 30mila e le 35mila bottiglie all’anno, di cui 15-20mila di barolo, 6mila di dolcetto, 5mila di barbera e il resto di freisa e di nebbiolo. Le sue bottiglie sono un prodotto con un tratto indefinibile e sfuggente, c’è chi le compra per la qualità eccelsa nel vino e chi lo fa per una questione identitaria. Di certo, in tanti le vogliono.